Biagio Salmeri (1948-2020)

BLentini 1987iagio Salmeri (1948-2020) è stato a partire dal 1973 topografo e rilevatore dell’Istituto di Archeologia di Catania con Giovanni Rizza, quindi del Dipartimento SAFIST, collaborando con quasi tutte le missioni archeologiche attive in quei decenni. In Sicilia ha lavorato sul campo a Centuripe allo scavo dela necropoli di Piano Capitano, a Lentini, agli scavi degli insediamenti rupestri di contrada Crocifisso e di Caracausi, delle necropoli di Piscitello, Pozzanghera, Cugno Carrube e Cava Ruccia, e del villaggio medievale di Ciricò, agli scavi delle tholoi di Sant’Angelo Muxaro con Dario Palermo, oltre alle numerose campagne di scavi eseguite a Catania all'interno del Monastero dei Benedettini, di cui fu autore di buona parte dei rilievi.

All’estero, Biagio Salmeri ha preso parte alla missione di Kyme eolica in Turchia, diretta da Sebastiana Lagona, di Prinias a Creta, con Giovanni Rizza, e di Haghia Triada, sempre a Creta, diretta da Vincenzo La Rosa, dove la sua presenza fu costante dal 1981 al suo pensionamento, nel 2010. Ha collaborato inoltre con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Siracusa, sotto la direzione di Massimo Frasca.

Massimo Frasca
Dario Palermo
 
                                                                                       
Lentini 1987
 

 

 

 

 

 

 

Haghia Triada: 
rilevando la casa VAP

 

 

 

Ho conosciuto Biagio Salmeri a Festòs, nel 1985, prima esperienza di scavo in assoluto. Divenne un mio punto di riferimento, intermediario tra il Professore, cioè il direttore della Missione, Vincenzo La Rosa, di cui sapeva interpretare ogni minimo gesto, e noi, ultimi arrivati. La sua vitalità, il suo buonumore, il suo umorismo, la battuta pronta, ed anche la capacità di distacco rispetto alla nevrotica atmosfera dello scavo lo rendevano una delle poche persone capaci di rasserenare i momenti più bui, e le sue battute entravano nel lessico familiare di Festòs, perpetuandosi negli anni.

Quando si lavorava, la sua attenzione e la sua precisione diventavano assolute. Capace di stare per ore sotto il sole prendendo punti e disegnando (mentre il povero canneggiatore boccheggiava), aveva un occhio acuto che percepiva subito l’eventuale errore, ed una mano felice. Si capiva che di lui e dei suoi disegni La Rosa si fidava ciecamente, e sulla sua bravura ha contato per realizzare uno dei suoi obiettivi più ambiziosi, il rilievo dell’intera area di Haghia Triada, pietra per pietra, dal Settore Nord Est al Propylon, lasciando fuori solo la Villa.                        

Negli ultimi anni, metodi e tecniche di rilievo si sono evoluti, automazione e precisione sono aumentate, ma è stato con malcelato compiacimento che potei verificare, georeferenziando il sito di Haghia Triada, che il punto di riferimento quotato da Biagio Salmeri coincideva quasi esattamente con la posizione che il GPS consentiva adesso di ottenere.

Ma Biagio non era solo un rilevatore, era un punto di rifermento per tutte le attività pratiche che riguardavano la missione e l’Istituto di Archeologia, dalla distribuzione degli spazi agli arredi agli infiniti lavori che una casa di missione richiede. Fu in questa veste che soprintese al rifacimento della Casa di Festòs nel 1999, e che diede un enorme contributo alla felice riuscita del trasferimento degli studi e della biblioteca dell’ex Istituto dalla storica sede di Via Sangiuliano 262 all’attuale sede di Palazzo Ingrassia. Fu quindi con dispiacere che appresi della sua decisione di andare in pensione anticipatamente. Abbiamo continuato a sentirci, negli anni successivi, spesso perché io avevo bisogno di qualche informazione che solo la sua memoria poteva ricordare.

Dall’estate 2019 il tono delle conversazioni purtroppo è cambiato. La malattia, mai pienamente identificata, ha reso le telefonate più difficili. Quando l’ultima volta non rispose alla mia chiamata capii che la situazione era diventata critica. La telefonata dal suo cellulare è poi arrivata, ma all’altro capo non c’era lui, come pure, irrazionalmente, avevo sperato, bensì la moglie Giovanna che mi informava della condizione ormai disperata del marito.

“Siamo tutti sotto questa coppola di cielo” ripeteva quando voleva sdrammatizzare errori o incomprensioni, ricordando la fragilità della nostra condizione. Lui adesso è dall’altra parte di questa coppola che è il nostro mondo, ma il suo ricordo rimarrà sempre in chi lo ha conosciuto.

Pietro Militello

 

                     Necropoli di Haghia Triada, rilievo di Biagio Salmeri                                                                                   Haghia Triada 1989

 
 
 
Biagio Salmeri e Vincenzo La Rosa - Festòs 2004, si raggiungono i livelli neolitici           1987 preparandosi per il match Festòs contro Gortina